Curare la disgrafia

Cos'è, come riconoscerla e a chi rivolgersi

Avete notato che il vostro bambino impugna male la matita? La maestra vi ha segnalato che il quaderno di vostro figlio è troppo disordinato? E nemmeno voi riuscite a leggere ciò che c'è scritto? Molto probabilmente si tratta di disgrafia, un problema comune che si riscontra nel 20% dei bambini che frequentano la scuola primaria e che è in forte crescita rispetto al passato.

Ma vediamo cos'è: tecnicamente con disgrafia si intende la difficoltà strumentale di scrivere correttamente e nella giusta fluidità, sia lettere, sia numeri, in assenza di altri impedimenti di tipo neurologico o deficit sensoriali. Si manifesta con una scrittura carente nella forma, nella velocità e nella qualità della grafia. Ad esempio, se il bambino disgrafico è concentrato nel realizzare bene la forma, rallenta e non coglie il significato e, se perde il significato, perde l'ortografia cioè compie più errori.

Come riconoscere davvero se un bimbo è disgrafico?

La disgrafia si coglie osservando con attenzione vostro figlio alle prese con la scrittura: se il tratto grafico è irregolare, la sua mano scorre con fatica sul quaderno e l'impugnatura della penna è scorretta, potrebbe trattarsi con buona probabilità di disgrafia.

Ma allora, che fare?

Un intervento tempestivo può evitare conseguenze negative sul percorso scolastico e, di conseguenza, sulla personalità del bambino. A scuola, infatti, l'attenzione ad una corretta scrittura e all'organizzazione spaziale del foglio è sempre più importante ed influenza i risultati. Per quanto riguarda la personalità, inoltre, c'è da considerare che il bambino si rispecchia nella sua scrittura: scrivere bene significa aver fiducia in se stessi ed accrescere la propria autostima, persino nelle relazioni con gli altri e nell'affermazione di sé.

A chi rivolgersi

Se pensate che vostro figlio possa avere problemi di disgrafia la prima cosa da fare è sicuramente parlarne con le insegnanti, che sapranno indirizzarvi verso un grafologo esperto in rieducazione alla scrittura. Spesso, infatti, la maestra non ha gli strumenti per aiutare il bambino disgrafico, che ha invece bisogno di un professionista qualificato che possa diventare un punto di riferimento ed un mediatore tra la famiglia e gli insegnanti. La disgrafia rientra nei disturbi specifici di apprendimento (DSA, legge n° 170) e solo negli ultimi anni sono nate figure professioniste adatte a risolvere questa difficoltà.

Come interviene il grafologo?

Il grafologo rieducatore ha l'obiettivo primario di far ritrovare al bambino il piacere di scrivere, attraverso il recupero o l'acquisizione di una scrittura più funzionale per sé e per gli altri. La rieducazione consiste in attività di gioco per sviluppare la motricità fine del corpo e, nello specifico, della mano, grazie anche a strumenti come le tempere a dita, i pennelli, la manipolazione di pasta sale, carta pesta e pongo. Ma non solo, grande importanza rivestono le attività “di una volta” per riscoprire la manualità: infilare perline, giocare con gli Shangai, sbrogliare i gomitoli sono solo alcune delle attività per rieducare i bambini divertendoli. Oltre al gioco, sono previsti esercizi di scrittura da compiere sul quaderno e l'acquisizione di semplici tecniche di rilassamento, che possono aiutare il bambino a superare le piccole difficoltà quotidiane.

E il genitore che deve fare?

Il rieducatore saprà suggerirvi come affiancare il vostro bambino in questo percorso: è importante infatti che il genitore per primo si fidi del grafologo e si metta in gioco insieme a suo figlio.